Due messaggi arrivati a Mete Onlus, che segnano momenti differenti di una giovane ragazza costretta al matrimonio forzato con un uomo più grande di lei: la costrizione, l’aiuto e la liberazione.
Abbiamo seguito Stella (nome di fantasia) sin dal primo istante. Qualche mese fa la notizia che dopo un anno e mezzo di lavoro delicato speravamo di leggere.
- “Voglio far capire a chiunque di non commettere il mio stesso errore, voglio aiutare le altre ragazze. Appena sarò pronta, racconterò la mia storia. Io ho iniziato una vita da sposata con un uomo molto più grande di me, che non conoscevo e sta andando tutto male. Una cosa è importante: se volete fermare i matrimoni forzati, basta inventare una legge che dica che non ci si può sposare prima di una certa età, oppure che le figlie non possono tornare nel loro Paese senza il loro consenso”.
- “Ci sei sempre stata (riferito a Giorgia Butera, Presidente Mete Onlus), hai cercato di convincermi che avresti potuto aiutarmi, ma avevo paura per questo non ho mai accettato il tuoi aiuto. Mi dispiace un sacco, pensavo che non sarei mai arrivata a questo punto, ero strafelice, volevo dirtelo quel giorno stesso ma avevo paura che qualche parente chiamasse e annullasse tutto, però non è successo e quindi oggi ho pensato di avvisarti. Grazie di tutto, ogni volta che mi succedeva qualcosa di brutto, pensavo: Se non mi aiuta nessuno, posso chiamare Giorgia, lei saprà cosa fare.
Credits: Girls Not Brides