“E’ una forma di prostituzione infantile camuffata da matrimonio”, spiega Azza el-Ashmawy, direttrice dell’Unità Anti-Traffico Infantile al Consiglio Nazionale per l’Infanzia e la Maternità (NCCM). L’uomo paga per abusare del corpo della ragazza, o per portarla con sé al suo paese e farla lavorare come domestica o prostituta. Allo scadere del contratto, la giovane è riconsegnata alla famiglia e spesso data in moglie più e più volte a seguire. Alcune ragazze si sposano fino a 60 volte prima della maggiore età”, conclude Ashmawy. Il matrimonio temporaneo (muta’a) è stato bandito ufficialmente nel 2010 in Egitto, quando un noto Mufti locale ha rilasciato una fatwa – ad oggi utilizzata nella Corte di Cassazione – che lo definisce come atto illegale, oltre che immorale. Nonostante questo, la pratica va avanti. Secondo il decreto, non solo il marito e il mediatore devono essere perseguiti legalmente come criminali, ma soprattutto il padre perde la patria podestà sulla figlia.
La pratica dei matrimoni temporanei risale agli anni ’70. Se nei primi decenni se ne parlava poco, o si riconduceva il fenomeno alle tradizioni e costumi dei villaggi periferici, il fenomeno ha cominciato ad avere una certa eco da cinque anni a questa parte. Un picco di casi si è avuto dal 2011, e dalla successiva salita al potere di Mohamed Morsi – anche se stime precise sono impossibili perché, come dice Ashmawy, “i mediatori sono furbi e cambiano continuamente i loro metodi”. E’ vero che la Costituzione di matrice islamista del 2012 consentiva l’unione matrimoniale con bambine dai 9 anni in su, ma la Legge sull’Infanzia del 2008, l’unica dal valore legale, è sempre stata rigidamente contraria al matrimonio con minorenni, annullando di fatto il nuovo decreto. “Il motivo principale dell’incremento di unioni temporanee non è che il peggioramento delle condizioni di vita della popolazione egiziana dalla prima rivoluzione. La gente è povera e farebbe di tutto pur vivere meglio, anche vendendo i propri figli”.
L’impatto di un matrimonio temporaneo sulle giovani è devastante. Volontari entrano in contatto con le spose bambine nei villaggi e sono loro stesse a farsi coraggio e presentarsi alle organizzazioni.
Testo tratto da “I Sogni Son Desideri. Sono Bambina, Non Una Sposa” di Giorgia Butera