Cara Giorgia, mi chiamo Fatou; ho 34 anni; sono nata in Costa d’Avorio nella città di Ouragahio e vivo a Napoli da 14 anni; sono sposata con un Italiano e ho due bambini.
Formo questa lettera con la famiglia e gli iscritti dell’Associazione Hamef, sede in Napoli.
Nell’anno 2012 con mia madre (vive anche lei a Napoli) e alcuni cari amici ho fondato la detta Associazione per la tutela dei diritti degli immigrati, dei deboli, dei bambini e al fine di promuovere l’integrazione tra le culture. Tema, quest’ultimo, molto caro all’Associazione, fino a spingerci a tornare in Costa d’Avorio per dare aiuto alle scuole in fase di ripristino o formazione, secondo il progetto denominato “una scuola per tutti”, altresì citato dalla rivista italiana Famiglia Cristiana, nonché dalla rivista ivoriana, Amina.
E’ purtroppo notoria la situazione di grave emergenza dei cittadini ivoriani – e particolarmente dei bambini – che escono dalla guerra impoveriti e traumatizzati.
A pensarci, anzi, i bambini non hanno conosciuto, né vissuto, altro tempo che la guerra; non sanno che significa andare in scuole normali, dotate di normali strutture, banchi, libri, penne, matite, piccole umili cose destinate a diventare gli strumenti di vita di uno scolaro.
La Chiesa, nelle Parrocchie locali, sta aiutando come può, regalando alle scuole ivoriane svariati oggetti scolastici, fino ai computer. Ma non siamo ancora riusciti a realizzare il nostro progetto più bello: la costruzione di opere urbanistiche da trasformare in scuole.
Hanno scritto ad Hamef i dirigenti scolastici di Grand Bassam e Ouragahio per un’accorata richiesta d’aiuto, mancando tutto ai bambini (e agli insegnanti), dalle aule, dove studiare riparati dalla pioggia o dal sole, ai cortili, dove giocare e rilassarsi, protetti dai pericoli della strada e sotto lo sguardo premuroso e attento dei maestri, ai sistemi idrici per la purificazione delle acque, mentre ancora oggi i bambini sono costretti a bere acqua inquinata, anche a scuola, a rischio della vita.
Per tacere dell’assenza dei sostegni psicologici alle madri e ai figli, vittime di violenza.
Lavorando da anni nel settore dell’immigrazione (già prima della costituzione di Hamef), noi associati abbiamo imparato che ogni cosa, ogni vittoria, ogni conquista, è un gioco di squadra; è il frutto prezioso e unico dell’interazione di molteplici individui, all’esito di una catena umana dove non si può vincere e produrre da soli. Questo, del resto è l’obiettivo di un’Associazione. La nostra è senza scopo di lucro; è giovane, vuole crescere, vuole essere fattiva, collaborare nel mondo e per il mondo.
Stiamo imparando che nel campo della cooperazione questa sinergia interindividuale è ancora più importante e difficile e non nascondiamo che più di una volta siamo rimasti vittima di facili e vane promesse e di rabbonimenti.
Eppure, la nostra voglia di fare è grande; il nostro spirito, giovane e ottimista, come l’Africa, come lo sguardo profondo e ingenuo dei bambini, che ci chiamano e ci aspettano. Non possiamo non sentire le loro voci; non possiamo tradire le loro speranze e le nostre promesse.
Vorremmo un mondo e una vita migliori per tutti, uguaglianza, possibilità; ma da soli ci sentiamo una sperduta goccia nel mare; abbiamo bisogno della fiducia e del sostegno degli altri.
Nessuno è davvero straniero in un mondo che già vogliamo e definiamo globalizzato.
Chiediamo una mano, anche economica e sostanziale per la realizzazione dei nostri progetti. Il tutto attraverso i nostri referenti: i dirigenti scolastici ivoriani e i sindaci dei villaggi.
L’Associazione Hamef vuole già ringraziare i più poveri delle varie comunità del mondo, perché sono stati i più solidali e i primi a sentirsi chiamati a collaborare, a offrire, a sacrificarsi.
E questi sacrifici unificati hanno prodotto piccoli miracoli, gesti diffusi di grande amore per l’umanità.
I più poveri ci hanno dato una grande lezione di dignità.
Restiamo ora in attesa di ulteriori aiuti e fondi (coordinate iban IT52U0760103400001014916074), pregandoVi poi di voler seguire con noi i concreti sviluppi progettuali.
RingraziandoVi, anche solo per aver letto questa lettera, porgiamo i più cordiali e affettuosi saluti.
Fatou Diako Capuano
Presidente Associazione Hamef