E’ una delle immagini più famose del Novecento, accadde nel Sessantotto, un anno di lotte, un anno di rivoluzione, un anno di idee nuove, di guerre da fermare. Tommie Smith e John Carlos salgono sul podio delle Olimpiadi di Città del Messico, finale dei 200 metri, scalzi per ricordare la povertà degli afroamericani. La loro testa è bassa. Carlos indossa una collanina di pietre, come quelle con cui venivano linciati i negri in America. In petto la spilla dell’Olympic Project for Human Rights. Entrambi prima di quella spedizione olimpionica avevano dichiarato: “Perché dovremmo correre in Messico per poi strisciare a casa”. La gente sugli spalti non crede ai propri occhi e nemmeno la gente da casa. È il Sessantotto, hanno appena ammazzato Martin L. King, Bob Kennedy, il massacro di My Lai, il Biafra, i carri armati russi a Praga e la strage di Piazza delle Tre Culture. In questo clima due afroamericani salgono sul podio e alzano al cielo pugni in guanti neri, simbolo del Black Power.