Nel ruolo di Presidente della Comunità Internazionale, esprimo profonda amarezza per quanto in questi giorni si sta rileggendo ed riascoltando a proposito delle dichiarazioni rilasciate, anni fa, dal giornalista Indro Montanelli. Comprare una bambina di 12 anni è renderla tua moglie è un crimine, anche se sei Montanelli.
Piuttosto che legittimare la crudeltà di certe affermazioni, accompagnate da uno sconvolgente autocompiacento, ciò che dovrebbe avvenire è una condanna unanime, solo in questo modo si restituirebbe dignità alle milioni di bambine rese schiave sessuali in seguito ai matrimoni precoci.
Tanto si è fatto in questi anni in termini di sensibilizzazione, attuazione buone pratiche e dialogo istituzionale affinché si intervenisse giuridicamente. Insieme a Sara Baresi (Presidente Protea HR) abbiamo portato il nostro impegno “Sono Bambina, Non Una Sposa” al Consiglio delle Nazioni Unite di Ginevra, siamo intervenute in Commissione Giustizia e Commissione Straordinaria Diritti Umani in Senato, incontriamo da anni le diverse comunità, e siamo punto di riferimento per tutte le ragazze (presenti anche su territorio italiano) costrette a subire l’unione forzata.
La dobbiamo smettere di ritenere che si tratti di tradizione culturale, provate a chiedere ad una bambina di 12 anni se è felice di essere data in sposa. Provate a chiedere ad una giovane ragazza se è felice di subire un matrimonio forzato. Risuona forte il senso di discriminazione razziale, “in Africa tutti fanno così”. Non possiamo accettarlo, e non dobbiamo accettarlo. In Occidente gli stessi accadimenti sarebbero considerati atti di pedofilia.